È una comunità familiare che nasce come opera segno nel cuore della città di Catania. Nasce per la giovane donna che vive un disagio legato alla famiglia, offrendole un percorso in grado di aiutarla e sostenerla nelle situazioni di pericolo e di grave difficoltà. L’accoglienza nella casa offre supporto e assistenza materiale alla donna in difficoltà e intende porsi come strumento in grado di aiutarla nel cammino verso una piena autonomia per sé e per i propri figli.
Il progetto educativo della casa fa leva sui diritti propri della persona, anche quando è costretta a vivere situazioni di disagio:
• diritto di essere accolta incondizionatamente e sostenuta nello sforzo di risolvere, o quanto meno arginare, il disagio in cui si trova;
• diritto di imparare a gestire il proprio vissuto in un clima familiare puntando decisamente verso un reinserimento nel tessuto sociale con dignità pari a chi non ha vissuto il disagio.
La comunità affianca la giovane nel suo percorso verso l’autonomia, secondo il carisma della fondatrice Maria Marletta che, già negli anni ’20 proprio a Catania, diede inizio a un’esperienza del tutto innovativa: aprì e portò avanti la sua prima casa famiglia, chiamata “Casa famiglia San Giuseppe”, con il sostegno e la carità di tanti che apprezzavano l’opera.
Come allora, anche oggi “Casa Maria Marletta” si pone come strumento di crescita offrendo alle giovani donne l’opportunità di:
• autogestire la cura personale dei figli e dell’ambiente;
• acquisire, attraverso i vari laboratori, competenze pratiche nel campo delle attività manipolative (ceramica, make up e body art per le mani, decorazione e pittura del legno, cucito, pasticceria);
• completare eventuali corsi di studio o quanto meno acquisire un titolo utile ai fini lavorativi;
• avere vicino una comunità che offre loro un concreto sostegno umano, psicologico e spirituale.
All’ammissione in comunità (preceduta da segnalazione del servizio sociale di base e relativa autorizzazione) segue l’avvio delle attività previste, nonché:
• Accoglienza con lettura in équipe della domanda di aiuto (secondo formulazione del decreto del Tribunale e della relazione socio-assistenziale e della relativa rispondenza con il bisogno percepito dall’utente).
• Formulazione P.E.I. per le ospiti e la prole.
• Attivazione della rete dei servizi per il coinvolgimento dei vari attori interessati.
• Accompagnamento nel percorso di reinserimento lavorativo che sarà gradualizzato attraverso un primo inserimento della donna nei vari laboratori della comunità educativa.
• Programmazione di momenti socio-ricreativi (uscite settimanali, colonie e campi estivi).
Il progetto educativo della comunità, al fine di favorire un graduale e autonomo inserimento socio-lavorativo della donna quando dovrà lasciare la struttura, offre l’opportunità di acquisire competenze lavorative e sperimentare come donna e come madre quanto ha appreso in comunità e lo fa attraverso:
• laboratori di pre-avviamento al lavoro.
La progettualità dei vari laboratori presenti nella struttura si prefigge di dare alla donna che lo desidera competenze utili in campo lavorativo.
Ognuna secondo le proprie inclinazioni sceglie i vari settori (culinario, dolciario, sartoriale, manipolativo) e, attraverso tutto un percorso accompagnata da educatori-istruttori esperti nel settore, impara a fare facendo. Il progetto fa leva sulle capacità creative di ognuna, sulla gradevolezza del manufatto realizzato, sulla capacità di riciclare quanto ad altri non serve;
• la sperimentazione di quanto ha appreso. Il progetto educativo della comunità offre alla mamma l’opportunità di sperimentare quanto ha maturato in materia di competenze genitoriali e di gestione della casa. Prima che la donna lasci definitivamente la struttura, può vivere un periodo in autonomia protetta, in un ambiente totalmente autonomo. Periodo stabilito in accordo con i servizi competenti, nel quale essa può mettere a frutto quanto ha maturato in comunità, senza la costante presenza di operatori che la supportano, ma con una normale osservazione di insieme. Il tutto per rassicurare soprattutto chi entra in comunità con bassa stima di sé e senza aver sperimentato l’aiuto e il sostegno di qualcuno che l’aiuti a camminare in autonomia.
Presso la comunità educativa lavora una coordinatrice e un gruppo di professionisti laici, spiritualmente motivati, che facendo leva sull’accoglienza di tipo familiare aiutano la giovane donna a sperimentare la gioia di essere persona degna di essere amata e capace di donare amore.